DIARIO DEL RIFUGIO #5

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Ed è così che ci si ritrova, nuovamente online. Difficile fare un passo in avanti dopo esserci incontrati in presenza, dopo aver riguadagnato uno spazio fisico di condivisione. Ma questo è quello che possiamo fare ora, con una certezza: non vogliamo abituarci a questa modalità che, sebbene non impedisca alle teste di unirsi nelle riflessioni e nelle condivisioni, di fatto divide i corpi e con essi la necessaria convivialità che rende speciali e importanti occasioni del genere.

In questo contesto sono le parole a guidare il confronto. Parole ponderate o impulsive, astratte o concrete, intime o condivise. Oggi proviamo ad accordare la partitura di quanto abbiamo iniziato a far emergere nel lavoro iniziato a ottobre dello scorso anno. Non interessa che emerga armonia in questa fase. L’importante è che vi sia spazio affinché ciascuna persona coinvolta possa far risuonare a grande gruppo ciò che ritiene fondamentale per un servizio educativo in termini di valori ed esperienze. È il bello degli inizi, quelli che si nutrono della forza del conoscersi per la prima volta e di darsi il tempo per intendersi, come acccade fra persone che svolgono lo stesso lavoro in contesti territoriali differenti. Perchè le parole non significano nulla fuori dal contesto e dalle pratiche che costruiscono, demoliscono e ricostruiscono in continuazione.

Proviamo allora a concentrarci su alcune di queste parole (scelte arbitrariamente da chi scrive) ben sapendo che molte altre ve ne potrebbero essere e molte altre ancora saranno dette. Scambio, Dubbio e Curiosità sono fra le più gettonate all’inizio del nostro incontro. Quello che è interessante sottolineare è come la necessità di reciprocità, che è la qualità che dà forma allo scambio, sia sempre presente quando siamo alla ricerca di strumenti per migliorare la nostra condizione, che sia personale o professionale. È una lunga e intensa storia fatta di desideri e aspettative individuali che si fondono e confondono con altrettanti desideri e aspettative sociali e collettive. La curiosità è senz’altro un ingrediente importante in questo processo, qualcosa da coltivare con cura e che ha a che fare con il piacere di incontrare novità sul proprio cammino. Per chi svolge il ruolo di educatore o educatrice questo aspetto è quotidiano e ben noto. In fin dei conti ogni qualvolta i giovani varcano la soglia del Centro di Aggregazione Giovanile e la loro attenzione è catturata da qualcosa che viene proposto loro si acccende quella scintilla di curiosità reciproca che poi è anche tanto difficile mantenere acccesa. Nel momento stesso in cui si è pronti a costruire una relazione e a fare delle proposte ecco che si insinuano i primi dubbi. Sarò all’altezza? Riuscirò ad ottenere dei risultati? Sto facendo la cosa giusta?

Queste domande sono ben note ed è proprio su di esse che può fondarsi una risposta educativa adeguata alle necessità attuali. Una risposta che forse risposta non è, ma piuttosto che pone altre domande facendo leva su quel filo che ci fa rendere conto che in fondo quei giovani che incontriamo siamo anche un po’ noi stessi, perchè accomunati dalla necessità di riformulare i presupposti delle nostre vite, con le dovute differenze, ma all’interno della stessa storia. Cosa significhi tutto questo e come è possibile dare forma a tutto questo è quello che stiamo cercando di fare insieme. Nel frattempo, in attesa della prossima puntata di questo racconto, una piccola suggestione: quali sono le domande fondamentali che vorreste porre al presente? E a chi le rivolgereste?

to be continued


Diario del Rifugio fa parte del progetto Generazioni Cooperative realizzato con il sostegno della Fondazione di Comunità Milano – Città, Sud Ovest, Sud Est, Martesana onlus. La Fondazione si propone come piattaforma di partecipazione, basata sull’ascolto, e di prossimità ai bisogni del territorio. Promuove e supporta progetti di utilità sociale per rispondere, in modo innovativo, alle priorità espresse dalla collettività in ambito sociale, culturale e ambientale. La Fondazione di Comunità Milano catalizza risorse ed energie, promuove la cultura della solidarietà e del dono per una concreta filantropia di comunità che, oltre a rispondere all’emergenza sociale, possa agire per il bene collettivo e contribuire a migliorare la società nel suo insieme.

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